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Grano Russello

Il Russello o “Priziusa” è una delle più antiche varietà di frumento duro siciliano. E' tipico dell'entroterra siciliano ed è coltivato soprattutto nelle zone di Agrigento, Caltanissetta, Palermo, Ragusa e Trapani. E' un grano di media precocità di semina e di maturazione tardiva, molto diffusa in Sicilia prima della seconda guerra mondiale.

Occorre distinguere il cv Rossello, che viene coltivato nelle provincie di Ragusa e Siracusa, chiamato anche “Rossello Ibleo”, dal Russello o Priziusa che viene coltivato nel resto della Sicilia. Probabilmente il primo deriva dalla Ruscia, che ha sostituito per la maggiore resa e precocità; mentre il secondo è stato classificata dal De Cillis; il quale ne descriveva la particolare somiglianza con Regina, Sammartinara, Ruscia e Dauno e riportava come suoi sinonimi Tangarò, Taganrog, Russulidda, Preziosa, Rossetta, Russia, Sammartinara rossa, Gigante rosso, Urrulia, Riga.

I sinonimi Tangarò e Taganrog sono dovuti all’ipotesi sostenuta dal genetista Francesco D'Amato, secondo il quale questo grano potrebbe derivare dal grano russo Taganrog, questa ipotesi però è stata esclusa.

Il Russello o Priziusa ha una cariosside color ambra vitrea, molto lunga, più o meno gibbosa. E' una pianta che si contraddistingue per forti radici adatte anche a suoli poco profondi. L’altezza della pianta è di circa 1.8 m.

Il Rossello Ibleo oggi è coltivato in Sicilia soprattutto in provincia di Ragusa per essere prevalentemente destinato alla produzione di farine per la produzione del pane a pasta dura locale.

Nel gennaio del 1997 è stata sottoscritta una convenzione fra Provincia regionale di Ragusa e Università di Catania per un programma di ricerca, della durata triennale, sulla costituzione e valutazione bioagronomica della varietà Rossello Ibleo. Si è articolato in prove agronomiche in pieno campo, in campi di selezione genetica ed in prove tecnologiche di laboratorio per la valutazione delle caratteristiche della semola. Fu selezionato il nucleo della semente di base che ancor oggi viene custodito e riprodotto dal Dipartimento Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Ateneo catanese.