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Grano Timilìa

Sinonimi: Timilia a reste bianche, Tumminia, Diminia, Tummulia, Riminia, Marzuolo siciliano, Marzuolo, Timilia napoletana, Napoletan

La cultivazione di frumento duro nota come Timilìa viene coltivata in Sicilia da diversi secoli, si pensa che fosse già noto nell’antica Grecia con il nome di trimeniaios (τρεσ μηναιός).

A Lentini durante la guerra dei 90 anni (1282 – 1372) questo grano veniva coltivato per la possibilità di essere seminato tardivamente. Uno dei suoi sinonimi “Triminia” indica infatti la capacità che questo frumento possiede di completare il proprio ciclo colturale in tre mesi.

Francesco Cupani, un monaco francescano (1657-1710) parla del Timilìa nel suo Panphyton Siculum, descrivendolo come “Triticum omnium durum Vernum spica longâ alba, angustâ barbâ nigricante”, ovvero “Un grano primaverile duro, una spiga bianca lunga, con fitta barba nera”.

Ma probabilmente dobbiamo a Johann Wolfgang Goethe la descrizione più famosa di questo frumento, egli nel suo “Viaggio in Sicilia” (1787) lo descrive in questo modo:

“Il frumento è bellissimo. La tumenia (TUMMINIA), nome che sembra derivi da bimenia o trimenia, è un dono prezioso di Cerere: è una specie di grano estivo, che matura in tre mesi. Lo seminano dal primo gennaio al giugno, e matura sempre entro un tempo determinato. Non ha bisogno di molta acqua, ma piuttosto di gran caldo; da principio mostra una fogliolina assai delicata, poi cresce come il frumento e infine acquista molta forza“.

Questo grano era anche diffuso in Portogallo, Nord Africa, Francia, ed in particolare a Siviglia, in Spagna. Un agronomo tedesco, Hugo Werner, nel 1885, riporta le varie denominazioni del Triticum tumonia o Timilìa con cui veniva indicata: Tremesino in Spagna, Blé Trimenia, Trèmois, o Trimenia de Sicile in Francia, Dreimonatweizen (grano dei tre mesi) in Germania.

La Timilia era molto diffusa in tutta la Sicilia nel secolo scorso: nella prima metà del secolo la coltivazione di questa varietà raggiunse una notevole diffusione grazie all’adattamento alle diverse condizioni ambientali. Tuttavia, nella seconda metà del XX secolo si è assistito all’abbandono quasi totale della sua coltivazione. Recentemente grazie alla maggiore sensibilità verso produzioni più sane e sostenibili e alla passione di diversi ‘agricoltori custodi’ siciliani, il grano Timilìa ha riconquistato un posto di rilievo nella produzione del grano in tutto il territorio siciliano.

La sua farina viene utilizzata in miscela per la produzione del “Pane nero di Castelvetrano”, pane tipico della zona occidentale dell’Isola e presidio Slow Food.